I figli della Sapienza
Mt 2,1-12 – Epifania del Signore – (6 gennaio 2025)
Come il turbamento di Erode e di tutta Gerusalemme sono l’inizio del rifiuto del Messia annunciato nel salmo secondo “i re della terra insorgono contro il Signore e il suo Messia” (cf. Sal 2,2), così la venuta dei magi è l’inizio della signoria del Messia su tutti i popoli, signoria profetizzata dallo stesso salmo: “Chiedi a me ti darà in possesso le genti, in domino le terre più lontane” (Sal 2,8). La venuta dei magi, primizia della venuta dei pagani al Vangelo, non è una conquista di Cristo ma un dono del Padre al Figlio quando lo introduce nel mondo: “Tu sei mio Figlio, io oggi ti ho generato” (Sal 2,7). Gesù, l’unigenito del Padre, nulla si prende da sé ma, come riconoscerà, “tutto è stato consegnato a me dal Padre” (Mt 11,27). L’adorazione di Gesù Cristo da parte dei pagani e la loro venuta alla fede è dunque un evento da comprendere anzitutto nello spazio della vita divina, è dono del Padre al Figlio amato. Il mistero della chiamata all’obbedienza della fede di tutte le genti è “il mistero nascosto da secoli e da generazione ma ora manifestato” (1Cor 1,26), fatto epifania. Tutta la storia, anche i nostri giorni, sono il tempo della grazia nel quale il Padre opera per portare a compimento il suo dono al Figlio.
“Nessun può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato” (Gv 622), ha proclamato Gesù, a dire che la ricerca di ogni non credente che trova il Signore o che ancora lo cerca senza trovarlo ha la sua origine e il suo compimento nello spazio della vita divina, vita del Padre, del Figlio e dello Spirito. Questi magi, trovando il Signore, trovano anche la loro profonda verità, trovano sé stessi come dono per “colui che è nato”. Ecco l’obbedienza che raggiunge la ricerca della verità: questi pagani offrendo i loro dono in realtà si offrono al Signore adempiendo l’obbedienza alla loro verità di creature, create come dono per il Figlio di Dio.
Se nel Natale si contempla il corpo che Dio ha preparato a suo Figlio (cf. Eb 10,5) nei magi venuti da Oriente si intravede il corpo del Cristo totale, il corpo costituto dell’umanità di tutti i tempi e tutti i luoghi, preparata dal Padre per diventare il Figlio di Dio. I magi, guidati dalla stella e confermati nella loro ricerca dalla parola della Legge, giungono al “luogo dove si trovava il bambino”, cadono in ginocchio e gli si prostrano davanti. Ciò che vedono entrati in casa non è nulla di spettacolare o eclatante, ma “il bambino con Maria sua madre”. L’ordinarietà nella quale trovano “il re dei Giudei” sembra non sorprendere né tantomeno scandalizzare questi magi pagani, come l’impotenza del “re dei Giudei” sulla croce non scandalizzerà il centurione romano. Anzi, questa nudità del Figlio di Dio è il luogo in cui la parola di Dio ci porta a riconoscere la rivelazione di Dio stesso, è il luogo della fede.
“Dov’è un sapiente, un cercatore di Dio?” si domanda il salmista (Sal 14,2), e i magi si mostrano estimatori della vera sapienza e la sanno riconoscere in ciò che sta davanti ai loro occhi al termine del cammino. Non sono scandalizzati ma confermati e conquistati da quello che vedono. Questo dimostra che erano degli autentici cercatori di Dio, da lui attirati e da lui mossi nella loro ricerca, e così la Sapienza di Dio fatta carne in Gesù Cristo è stata riconosciuta giusta da tutti i suoi figli (cf. Lc 7,35).
Goffredo Boselli