L’ascolto fecondo
Lc 1,26-38 – Immacolata concezione – (8 dicembre 2024)
C’è stato un giorno, c’è stato un momento in cui Maria si è confrontata con la presenza di Dio. Comprendiamo che era turbata, infinitamente più turbata di quanto lo fosse Abramo quando ricevette la rivelazione dell’unico Dio. Infinitamente più turbata di Mosè davanti al roveto ardente quando ricevette la rivelazione del Nome di Dio.
Se l’evangelo nulla dice circa l’occupazione nella quale era impegnata Maria quando ha ricevuto l’annuncio di Gabriele, a partire dal IX secolo grandi iconografi cristiani hanno costantemente raffigurato Maria con in mano un libro aperto: il libro delle sante Scritture. Basti ricordare le annunciazioni di Duccio, Beato Angelico, Leonardo, Antonello da Messina e ben altri ancora. Gli artisti hanno spesso un intuito molto profondo e un’intelligenza delle Scritture pari a quella dei grandi antichi esegeti. L’angelo sorprende Maria intenta ad ascoltare la parola di Dio contenuta nelle Scritture, ed è da quell’ascolto che giunge a lei l’annuncio. L’angelo sorge dal libro e parla le Scritture: “Ascolta figlia, guarda, porgi l’orecchio” (Salmo 45), “rallegrati, esulta, figlia di Sion, perché, ecco, io vengo ad abitare in mezzo a te” (Zc 2,14; cf. Sof 3,14), “la vergine concepirà e partorirà un figlio” (Is 7,14). Nelle immagini, il libro sta davanti a Maria, spesso tra le sue mani, oppure posto sulle ginocchia, ma talvolta giace sul suo grembo ad evocare la fecondità della Parola. Lo Spirito che ha ispirato le Scritture ora rende fecondo il grembo di Maria. Il Figlio di Dio è concepito ascoltando la parola di Dio, così che la Parola si fa carne dal corpo delle Scritture.
Il racconto lucano dell’annuncio a Maria è l’icona dell’ascolto, dove la vergine di Nazaret è piena disponibilità a Dio, ascolto puro e accoglienza senza riserve della Parola. Maria ha accolto per prima la parola di Dio nel suo cuore, prima di essere chiamata a concepire la Parola nella sua carne. S. Agostino lo ha espresso con una di quelle mirabili frasi latine di cui aveva il segreto: “Concependo Cristo nella mente prima di concepirlo nel grembo” (“Christum prius mente quam pancia concipiens”, Serm. 215, 4).
In Maria c’è pura accoglienza e pura obbedienza verso la parola di Dio. Ecco perché, quando l’angelo Gabriele le annuncia il messaggio che Dio le invia, Maria risponde con “l’obbedienza della fede” (Rm 1,5): “Avvenga per me secondo la tua Parola”. Ma la vera grandezza di Maria non sta anzitutto nella sua maternità, la sua grandezza sta in questa adesione di tutta la sua libertà, di tutto il suo essere alla Parola di Dio. “Ecco la serva del Signore” è la risposta di Maria messaggio dell’angelo. Allora, e solo allora, il Verbo di Dio potrà incarnarsi nel suo grembo.
Un giorno, una donna a gran voce dirà a Gesù: “Beato il grembo che ti ha portato e il senno che ti ha allattato!” E Gesù rispose: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!” (Lc 11,27-28). La beatitudine di Maria confessata dal figlio non è di essere stata il grembo che lo ha portato e il seno che lo ha nutrito, ma di aver ascoltato la parola di Dio e di averla messa in pratica.
Maria, e lei sola, è stata “la madre del Signore” (cf. Lc 1,43) nella sua carne: questo è il suo ruolo unico nella storia della salvezza. Ma tutti siamo chiamati ad ascoltare, accogliere e far nascere la parola di Dio nel nostro cuore per metterla in pratica. Ricordiamo le parole di Gesù: “Chi fa la volontà di Dio, costui è per me fratello, sorella, madre” (Mc 3,35).
Goffredo Boselli