“Vegliate in ogni momento!”
Lc 21,25-28.34-36 – I Avvento C – (1° dicembre 2024)
“Vegliate in ogni momento!”, ci comanda il Signore. L’esatto contrario della vigilanza è la noncuranza. L’Avvento è il tempo dell’uomo e della donna che lottano contro lo spirito della noncuranza che si manifesta in tanti e diversi modi. Si manifesta come indifferenza e insensibilità verso le persone, come superficialità nei rapporti, disinteresse verso le situazioni e i momenti, inconsapevolezza del peso delle parole e dal valore del linguaggio, incuria degli oggetti, trascuratezza dei luoghi. La noncuranza prende la forma della dimenticanza, della mediocrità assunta a canone, della trascuratezza che a lungo andare amareggiano la vita propria e quelle altrui. La negligenza, le piccole e reiterate omissioni poco a poco erodono il desiderio fino ad annientarlo. La noncuranza è di chi ha uno smisurato amore per sé. Esistere solo per sé stessi porta a non vedere l’altro, non riconoscerlo per quello che è, condannarlo all’irrilevanza fino a toglierli la vita senza ucciderlo. Come credente, come posso attendere il Signore se non mi accorgo di chi mi vive accanto?
“State attenti a voi stessi”, ammonisce il Signore, ossia vegliate su voi stessi, “che i vostri cuori non si appesantiscano, in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita”. Il cuore appesantito, la dissipazione e l’ottundimento mentale sono forme di estraniazione dall’altro, di indifferenza, di noncuranza, di disinteresse di tutto e di tutti. Al contrario, vegliare significa opporsi tenacemente all’incuria esercitando il desiderio di vedere volti e ascoltare voci finanche di animali e di cose. Veglia e attende colui che non si stordisce alienandosi dalla realtà ma ha cura e interessamento per tutti e tutto. Aver cura significa riconoscere il valore di ogni singola persona e di ciascuna relazione. Vuol dire riservare grande attenzione alla singola parola, al gesto più semplice e quotidiano, parole e gesti che giorno dopo giorno fanno una vita. Veglia chi dichiara che nulla e nessuno gli è estraneo, e rinuncia a dire: “Non mi interessa”.
“Vegliate in ogni momento!”, ci comanda il Signore. Ma si può anche fingere di vegliare. Simulare la vigilanza è ipocrisia: all’esterno mostrarsi vigilante ma dentro dormire. L’esatto contrario della vigilanza è l’ipocrisia, la falsità, l’insincerità, la finzione e la doppiezza. Colui che veglia è l’opposto dell’ipocrita perché per vegliare occorre essere tutto lì dove si è senza escludere nulla si sé. L’attitudine interiore della vigilanza domanda l’interezza e non la doppiezza. I comportamenti personali diventano comportamenti sociali e prendono il nome di conformismo, perbenismo, moralismo. Demandare ad altri è l’esatto contrario del vigilare. Non vigilare è delegare invece di assumere in prima persona la responsabilità, la scelta, l’onere. Per essere vigilanti è necessario essere liberi da sé stessi e dal giudizio degli altri. Infatti, l’opposto dell’ipocrisia è la libertà. “Il tuo volto Signore, io cerco, non nascondermi il tuo volto”, come si può pregare dicendo di cercare il volto del Signore quando ci si nasconde il proprio vero volto agli altri.
Goffredo Boselli