Lo Spirito testimone di Cristo
Gv 15,26-27;16,12-15 – Pentecoste (19 maggio 2024)
Gesù non ci ha lasciato un testamento spirituale, ma ci ha lasciato lo Spirito santo come suo testamento. Non ci ha lasciato un’eredità, ma il suo Spirito come unico suo dono. Ciò che di più grande, infatti, una persona può lasciare di sé quando se ne va è il suo spirito. Lascia il suo spirito solo chi desidera lasciare a chi resta la vita vissuta con loro come suo unico e vero bene e non proprietà da tramandare o attività da portare avanti.
A noi comunità di credenti in lui, a noi chiesa, Gesù Cristo non ha lasciato progetti da realizzare e tantomeno istituzioni da mantenere in vita, ma ci ha lasciato una vita da vivere, la sua, e ce l’ha infusa donandoci il suo Spirito. Quando annuncia la venuta della Spirito che “darà testimonianza di me” è come se dicesse “quello Spirito che ha animato la mia vita, io lo do a voi”. “Ricevete la vita che ho vissuto con voi e per voi e che ora può essere anche la vostra vita”. Per questo, lo Spirito santo, la vita di Cristo in noi, è un dono del Signore sempre da attendere e da invocare, perché è una vita che noi non possiamo darci.
Ma lo Spirito santo fa vivere in noi la vita vissuta da Gesù in un unico modo: iscrivendo il Vangelo di Cristo nei nostri cuori. Cristo non ha lasciato scritto su carta nessun Vangelo perché lo ha iscritto nel cuore dei discepoli vivendolo con loro e insegnandolo loro. Di questo Vangelo, gli evangelisti hanno messo per iscritto solo alcune cose, mentre molte altre sono rimaste affidate semplicemente al cuore degli uomini e delle donne di tutti i tempi. Lo Spirito santo, infatti, non ha mai cessato nella storia, e ancora oggi continua, di dare testimonianza di Cristo, cioè di iscrivere il Vangelo, che è la vita di Cristo, nel cuore dell’umanità. L’opera dello Spirito è prendere da quel che è di Cristo, cioè dalla sua vita, e insegnarcelo, farcene capire il senso, per guidarci alla verità tutta intera (cf. Gv 16,13-14). Lo Spirito santo è, come dice S. Agostino, il “maestro interiore”. Sì, maestro in noi della vita di Cristo.
Vi è allora un Vangelo mai diventato Scrittura ma che è Vangelo di salvezza tanto quanto lo sono quelli scritti: è il Vangelo che lo Spirito santo, dal giorno di Pentecoste fino alla fine dei tempi, ha scritto e scriverà nei cuori dei cristiani come nei cuori di tutti i giusti e le giuste della terra.
Celebrare oggi la Pentecoste significa allora credere che il Vangelo non sarà mai concluso, perché è una realtà viva che lo Spirito santo sta scrivendo, anche in questo momento, nella vita e con la vita di uomini e di donne. Celebrare la Pentecoste significa allora confessare che anche oggi lo Spirito santo sta scrivendo pagine di un Vangelo che vive nella vita delle persone, nei loro gesti, nello loro scelte, nelle loro umili vicende quotidiane. Nelle situazioni spesso vissute e portate con coraggio, dedizione, sacrificio di sé anche per una vita intera e di cui la storia del mondo di certo non parlerà mai. Pagine vive di Vangelo che noi credenti dovremmo saper discernere nell’opacità dei giorni, nelle pieghe della storia. Pagine vive da leggere, meditare, contemplare e anche pregare come facciamo con le pagine scritte dei Vangeli. Là dove questo avviene, lo Spirito santo continua a iscrivere il Vangelo nella carne viva di uomini e di donne, anche di quelli che, forse, neppure sanno che uno Spirito santo esista.
Ogni giorno sarà Pentecoste fino a quando, per opera dello Spirito santo, qualcuno vivrà ancora la vita vissuta da Gesù.
Goffredo Boselli