Non fare della tua vita un mercato
Gv 2,13-25 – III domenica di Quaresima (3 marzo 2024)
Per Gesù si sta avvicinando la sua prima Pasqua a Gerusalemme e, con il cuore abitato dal desiderio di varcare per la prima volta le soglie della dimora del Signore, come il salmista sa che in quel luogo, che lui sente come la “casa del Padre mio”, farà esperienza dell’amore del Padre: “O Dio, meditiamo il tuo amore nell’intimo della tua dimora” (Sal 48,10).
Ma entrato nel Tempio Gesù si trova davanti uno spettacolo che lo turba nell’intimo e lo indigna profondamente. Vi trova gente che fa commercio vendendo e comprando gli animali destinati ai sacrifici e i cambiavalute seduti ai banchi dove cambiare ai pellegrini il denaro nella moneta accettata al tempio per pagare la tassa del culto. Invece dell’amore di Dio vi trova l’amore alla pecunia. Invece del senso della presenza di Dio trova il senso del commercio.
Gesù scaccia tutti fuori dal Tempio, getta a terra il denaro e rovescia i banchi dei cambiamonete. Attraverso gesti furiosi condanna l’uso della casa di Dio, e dunque di Dio stesso, per ottenere guadagni e profitti: “Portate questa roba via di qua – della casa del Padre mio, non fate un mercato” (Bibbia Einaudi). Affermare che la casa del Padre è stata ridotta a un mercato, significa denunciare un comportamento idolatrico: Dio è usato e sfruttato a vantaggio del profitto personale.
Per i giudei presenti la questione non sta tanto nel gesto brutale di Gesù – non hanno incertezze nell’interpretarlo come gesto profetico – ma nell’autorità di Gesù e per questo gli chiedono un segno. Ecco il segno: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere … egli parlava del tempio del suo corpo”. Ma il gesto iconoclasta di Gesù non ebbe alcun impatto. Realizzato oggi, il risultato sarebbe lo stesso. Fino a quando ci saranno templi e chiese saranno minacciati dall’interno. Finché ci saranno persone in preghiera tormentate dall’amore per la “casa del Padre”, esse saranno perseguitate o ridicolizzate.
A noi, cambiavalute dello spirito, Gesù continua a rovesciare i banchi di valutazione, di calcolo e di scambio, per rammentarci che la vita non si lascia confinare da previsioni, cifre e conteggi. Getta a terra il denaro, ricordandoci che il denaro appartiene al mondo, che è proprietà di tutti i Cesari della terra, e che restituirà alla polvere qualsiasi valore noi gli attribuiamo idolatrandolo.
Nel cammino di conversione quaresimale questo gesto di Cristo risuona in noi come un vigoroso invito a non trasformare la casa del Padre in un mercato. Quella casa di Dio che non è più il Tempio di Gerusalemme, né tantomeno ogni chiesa, ma che, da quando Cristo è risorto, è il corpo di ogni suo discepolo. “Voi siete il tempio di Dio” (1Cor 3,17) confessa l’Apostolo, per ricordarci che la nostra vita, il nostro cuore, la nostra coscienza sono l’unico e inviolabile santuario. Non barattiamo la vita, non impoveriamola permettendo alle perverse logiche del mercato, dell’economia, dell’interesse e del tornaconto personale di dissacrala. Non svendiamo i nostri cuori riducendo i loro sogni a oro e argento. Non vendiamo la dignità, la verità e la libertà in cambio di idoli falsi.
Intrecciamo anche noi la frusta della resistenza dello spirito e scacciamo tutti fuori dal Tempio che è la nostra più sacra interiorità. Gettiamo anche noi a terra il denaro e rovesciamo i banchi di quanti fanno della nostra vita un mercato. Casa di Dio è ogni vita umana e chi disumanizza l’umano profana Dio.
Goffredo Boselli